“… Il tuo handicap ti tiene stretto in mille disagi, ma tu li affronti intraprendendo ogni giorno una nuova sfida con la vita. Quella che tu chiami ostinazione a vivere, definendo in tal modo il tuo combattimento, è in realtà una composizione di coraggio e di saggezza illuminata dalla lungimiranza della fede che nascostamente fa casa nel tuo cuore. Non temere di manifestarla, poiché è un atto rafforzativo della tua testimonianza. Non c’è dignità umana che possa edificarsi stabilmente e significativamente in riferimento alla sola transitorietà terrena. Quindi tu testimoni che la tua fede è il fondamento della tua forza e che noi, non essendo figli del tempo, sostiamo nel tempo in vista dell’eterno che ci attende. Tu dimostri che, puntando l’attenzione sul gaudio eterno, viviamo la cittadinanza terrena con il sollievo delle promesse della cittadinanza eterna. Questo ci dà coraggio nella speranza e forza nel combattimento.
A vederle dall’esterno, impressionano le innumerevoli difficoltà logistiche dei tuoi giorni, le barriere in cui ti imbatti, il continuo avvilente freno che sei costretta a mettere ai tuoi slanci, l’impossibilità concreta di agire nel mondo come vorresti, la mortificazione del tuo desiderio esuberante di dedicarti agli altri.
Tutto questo lascia smarrito chi ti vede e non sa, però, cosa si muove nel divenire articolato della tua vita interiore. Quando fra un combattimento e un altro cedi alla naturale stanchezza e, guardando la tua condizione, quasi ti rassegni a prendere posto nella sua angusta dimora, è allora che considerando ciò che sei e ciò che hai, consideri anche chi sei e dove vai. E, sebbene ti sarebbe piaciuto realizzare tanto nella vita, in quella sosta comprendi che l’importante non è essere eroi ma essere uomini, uomini piccoli e grandi nello stesso tempo. Comprendi anche che da questa coscienza derivano serenità e buon senso e che in questa coscienza fiorisce l’amicizia con Dio. A questa amicizia pochi pensano, distratti come sono dalla corsa fra le cose del mondo. Si accorgono di appartenere a Dio solo quando il tempo inesorabilmente si ferma. Tu rappresenti un richiamo a considerare la propria realtà interiore. Questo è un compito che non ti dà soddisfazioni, ma porta i suoi frutti. Pensaci quando nei tuoi silenzi la solitudine ha il suo peso. La tua testimonianza è in se stessa un’attività. Lo sguardo intenso di chi ti ama, l’incoraggiamento che tanti ricevono dalle tue fatiche e dalle tue vittorie, la possibilità che offri agli altri di fermarsi e riflettere, di misurarsi con te e di ripensare la propria vita ne sono la prova. …”