La nostra crescita non ha un punto di arrivo

La nostra crescita non ha un punto di arrivo

“… Abbiamo sempre da imparare e da crescere, anima cara. Sebbene solitamente siano i giovani ad imparare dagli adulti accade anche che gli adulti abbiano da apprendere dai giovani che esprimono l’avanzamento della storia. È proprio la nostra maturità umana a farcelo capire. Noi avanziamo in questa maturità quanto più accompagniamo la nostra crescita materiale e culturale con quella spirituale.

Se la crescita fisica ha bisogno di cibo, quella spirituale ha bisogno di valori. Questi vengono inculcati nell’infanzia e nell’adolescenza dai genitori e dagli educatori. Crescendo, però, dobbiamo continuare a custodire la vita spirituale, così come curiamo la salute fisica.

La cura dell’educazione interiore è un elemento basilare nella nostra vita e va tenuto in considerazione primaria. Abbiamo infatti tutti bisogno di affinarci nei pensieri e nei comportamenti e di allargare le nostre conoscenze, non solo per sapere, ma anche e soprattutto per capire ciò che le apparenze nascondono e saper collegare le cause e gli effetti di tanti problemi del nostro vivere.

Molti errori di valutazione derivano da un modo superficiale e approssimativo di considerare persone e situazioni. Molti errori comportamentali, poi, derivano dall’ignoranza delle realtà spirituali e contribuiscono a rendere infelice la nostra vita.

Quando si vede una parte pensando che sia il tutto si ha una cognizione inesatta della realtà. Le stesse cose si considererebbero in modo assai diverso se si avesse una visione d’insieme e cambierebbero anche le correlazioni. È un po’ come il posizionamento ottico di una macchina fotografica.

Quando un uomo cresce nella vita che gli è propria, i suoi sensi si armonizzano, poiché egli conosce la realtà nella sua interezza e la vede con l’occhio spirituale. Ciò vale a dire che riesce a vedere oltre il visibile e che nelle varie situazioni comprende i significati reconditi che altrimenti gli sarebbero rimasti sconosciuti.

La crescita interiore presuppone una continua educazione a rivedersi e un allenamento della propria volontà a migliorarsi. Per questo è necessario desiderare e coltivare, insieme all’umiltà, la preghiera che è il linguaggio dell’anima.

Per crescere spiritualmente, com’è giusto che sia, è bene ricordare che nulla possiamo portare a compimento da soli, poiché siamo figli di Dio e con Lui dobbiamo tessere un rapporto di relazione d’amore e di collaborazione. Il nostro spirito va quindi coltivato, non come entità a se stante, non secondo un criterio di autonomia nelle valutazioni e nelle interpretazioni, ma con soggezione filiale a Dio che ci è Padre, essendo noi soffio del suo Spirito. Una soggezione, quindi, che non è dipendenza passiva ma un fiducioso dimorare nel suo amore che è verità e vita. …”