L’umiltà è la condizione primaria di accesso alle vie dello spirito

L’umiltà è la condizione primaria di accesso alle vie dello spirito

“… Senza umiltà non si può praticare la vita spirituale.

Tuttavia l’umiltà è una condizione di vita continuamente minacciata dall’amor proprio che attinge nella superbia la propria linfa vitale. Alla superbia si accompagna la presunzione che ci fa credere di avere conoscenze e capacità sufficienti, vietandoci in tal modo di acquisirne e svilupparne altre.

Affinché la condizione dell’umiltà venga prima esperita e poi perseguita, è necessario che si acquisti prima la conoscenza del suo valore e dei suoi connotati, per poterla in tal modo desiderare. Il valore primario dell’umiltà sta nel favorire l’apertura dell’intelletto. L’umile, infatti, ritenendo sempre poco ciò che sa, si mantiene in continua condizione di apprendimento. Siccome dalla comprensione delle cose scaturisce la volontà di agire secondo rettitudine e buona finalità, tale apertura è premessa indispensabile ad una positiva attività di pensiero e di azione. Ma ci sono tanti valori correlati a questo valore primario. Fra questi consideriamo il benessere spirituale e la serenità interiore, che sono conseguenziali all’attività dell’intelligenza, quando questa si colloca nella giusta sottomissione alla legge dello spirito. Nella concezione spirituale del sapere, infatti, si attua in noi l’equilibrio dell’insieme, perché si equivalgono conoscenza e vita e la vita stessa si esprime nell’amore con soddisfazione dei desideri più profondi dell’anima, come prima dicevamo.
Quanto ai connotati dell’umiltà, essi sono molteplici, ma hanno tutti come comune denominatore la mitezza d’animo.

Non si sente mai sicuro di sé l’umile, né respinge correzioni, consigli o confronti, poiché è conscio dell’aiuto che essi portano alla propria crescita. Egli non manifesta mai permalosità o rincrescimento se qualcuno o la vita stessa nel suo evolversi evidenzia un suo fallo, anzi ne trae con intelligenza motivo per rivedersi.

Connotato attivo dell’umiltà è quindi una volontà sempre accesa al ravvedimento. Altro connotato è il sorriso. L’umile sorride alla vita e agli altri, non si aggrotta di fronte alle opposizioni, né si innervosisce di fronte alle contrarietà. Egli sa che bisogna saper stare in questa vita come in una palestra, esercitandosi nelle virtù e mantenendo in se stessi un continuo stato d’animo incline all’allenamento. Egli non si scandalizza degli errori altrui né dei propri, pur mantenendosi severo nella correzione di sé, poiché conosce l’imperfezione umana e sa che essa rischia piuttosto di diventare ancora più marcata laddove la si vuole coprire.
Così l’umile si muove in un equilibrio di sentimenti: non esagera nel mortificarsi per la propria miseria, né nel conclamarla, ma semplicemente la conosce, la riconosce, l’accetta e si adopera a migliorarsi.

L’umiltà è quindi quella virtù che dispone intimamente l’uomo nella retta posizione verso se stesso e verso Dio e prelude alla conoscenza di sé e di Dio nella misura accessibile all’intelletto umano e permessa da Dio. L’anima allora vive una condizione di beatitudine, poiché Dio abita nell’umile. …”