San Giovanni Bosco, fondatore della congregazione dei Salesiani, fu un grande educatore. Nacque nel 1815 in una frazione di Castelnuovo d’Asti da una famiglia di contadini. Rimasto orfano di padre all’età di soli due anni, dovette presto scontrarsi con il duro carattere del fratellastro Antonio, figlio delle prime nozze del padre, che voleva fare di Giovanni un agricoltore, contrariamente alla sua vocazione allo studio e al sacerdozio. Fu mamma Margherita, una santa donna, che gli impartì una prima educazione religiosa e lo incoraggiò negli studi per il sacerdozio. Raccomandandogli di restare povero, così gli diceva: “Se tu volessi farti prete per diventare ricco, io non verrò mai neppure a farti visita”. La sua vocazione era stata accesa da un sogno profetico, fatto all’età di nove anni. Lui stesso lo racconta nelle “Memorie”.
In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e le bestemmie e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere cosa facessi gli domandai: «Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili?» «Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili – rispose – dovrai renderle possibili con l’obbedienza e acquistando la scienza». «Come potrò acquistare la scienza?». «Io ti darò la maestra. Sotto la sua guida si diventa sapienti, ma senza di lei anche chi è sapiente diventa un povero ignorante». «Ma chi siete voi?». «Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno». «La mamma mi dice sempre di non stare con quelli che non conosco, senza il suo permesso. Perciò ditemi il vostro nome». «Il mio nome domandalo a mia madre».
In quel momento ho visto vicino a lui una donna maestosa, vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in ogni punto ci fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di andarle vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse: «Guarda». Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c’era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali. La donna maestosa mi disse: «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile, forte e robusto e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli». Guardai ancora ed ecco che al posto di animali feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti che saltellavano, correvano, belavano, facevano festa attorno a quell’uomo e a quella signora. A quel punto nel sogno mi misi a piangere. Dissi a quella signora che non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi disse: «A suo tempo, tutto comprenderai»
Dopo la prima comunione, l’ostilità del fratellastro lo costrinse a lasciare la casa. Don Calosso, cappellano di Murialdo, lo prese con sé e gli insegnò il latino. Presto, però, morì lasciando Giovanni in una situazione difficile. Tuttavia, superate le difficoltà, egli riuscì a coronare il suo sogno e a diventare sacerdote. Ebbe a suo fianco Giuseppe Cafasso, poi proclamato santo.
Il suo primo allievo fu Giuseppe Garelli, un ragazzo di strada allontanato dal sagrestano che non lo voleva in chiesa. Attorno a Giuseppe si aggiunsero tanti altri ragazzi raccolti per strada, sfamati e istruiti da don Bosco, che li seguiva personalmente assicurando loro cibo, divertimento, assistenza religiosa e avviamento al lavoro. Don Bosco, infatti, capì che proprio in quell’epoca in cui nasceva il mondo industriale, la gioventù doveva essere preparata alla vita con una preparazione umana, religiosa e anche professionale. Fu lui a ideare le prime scuole professionali, dalle quali uscirono giovani preparati, onesti e capaci.
Fu un ottimo pedagogista. Istillò nei suoi giovani il senso del dovere, l’amore per tutto ciò che è bello e buono, la verità, la giustizia, la purezza, la carità e l’allegria. Applicò il sistema preventivo, ritenendo che bisognava prevenire gli errori e non punirli. Questa novità, in tempi in cui il sistema educativo era ancora repressivo, gli costò molte ostilità.
Don Bosco, inoltre, garantì ai ragazzi il primo contratto di apprendistato. Le sue iniziative diedero sospetti a politici e erano osteggiate dagli industriali che vedevano lesi i loro interessi.
Don Bosco fu minacciato, perseguitato e più volte attentarono alla sua vita. Lo salvò spesso l’intervento misterioso di un cane lupo, che chiamarono “il grigio” e che nei momenti più cruciali appariva per poi sparire. Mamma Margherita gli fu accanto sempre e fu la mamma di tutti i suoi ragazzi, sin dai tempi in cui don Bosco approntò il primo suo oratorio sotto la tettoia Pinardi.
Egli pose la sua opera di educatore cristiano sotto la protezione di San Francesco di Sales, da cui prese nome la sua Congregazione dei Salesiani. Fra i suoi alunni è San Domenico Savio, il più giovane dei santi salesiani.
Alle opere salesiane maschili si affiancarono quelle femminili di Maria Ausialiatrice, dirette dalla Santa Maria Mazzarello.
La missione di San Giovanni Bosco, che prese il via dal sogno fatto all’età di nove anni fu costellata di sogni, profezie e doni straordinari. Numerosi i prodigi da lui compiuti. Fu amico e consigliere di poveri e ricchi, ministri, re, vescovi e papi. Fece costruire la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, a Roma quella del Sacro Cuore e in Spagna quella del Tibidabo. Don Bosco morì a Torino il 31 gennaio del 1888. Fu proclamato santo il primo aprile del 1934.
Le case salesiane e gli oratori si estesero in tutto il mondo, dove tutt’ora danno copiosi frutti sulla scia della pedagogia di don Bosco.
La sua memoria ricorre il 31 gennaio.