Se è vero che noi siamo figli di un Dio poeta, è anche vero che le corde di un cuore umano toccate dalla Mano di Dio sanno intonare canti di alta poesia. Così fu per San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa, frate carmelitano spagnolo, teologo e mistico del XVI secolo, artefice della riforma carmelitana insieme a Santa Teresa D’Avila.
Osteggiato dai carmelitani, detti mitigati, che definivano Santa Teresa d’Avila “donna inquieta e vagabonda” e lui “religioso disobbediente, ribelle e contumace”, fu incarcerato. Nel tempo buio e difficile della prigione maturò la sua personalità spirituale mistica e altamente poetica.
Attraverso la “notte oscura” dello spirito, fatta di spaventose aridità spirituali, egli giunse ad un altissimo grado di unione con Dio in cui la sua anima percepiva intimamente la bellezza del tutto.
Così egli si esprimeva:
Per arrivare a gustare tutto
non vogliate prender gusto di nulla.
Per arrivare a possedere tutto
non vogliate possedere nessuna cosa.
Per arrivare a essere tutto
non vogliate essere nessuna cosa.
Per arrivare a sapere tutto
non vogliate sapere nulla di nulla.
Questa la dottrina del “nada”: il nulla totale di sé per raggiungere il Tutto che è Dio.
La sua memoria ricorre il 14 dicembre.
Sue opere:
Salita del monte Carmelo
Notte oscura
Cantico spirituale