“Tieni la tua mano sulla mia testa, Signore. Altrimenti Pippo te la fa.” Così pregava San Filippo Neri, il grande santo della carità e della gioia. Suo è il motto “scrupoli e malinconia fuori da casa mia.”
Simpatico e allegro comunicatore d’eccezione, dolce e persuasivo educatore, San Filippo Neri da bambino era soprannominato Pippo Buono per la sua giovialità e la sua mitezza.
Nato a Firenze nel 1515 trascorse la sua vita adulta a Roma, dando un esempio mirabile di carità cristiana. Frequentava i quartieri più poveri e portava ovunque la sua amabilità. Raccoglieva attorno a sé, curava, educava e istruiva, facendoli anche divertire, ragazzi poveri avvezzi alla vita di strada, a cui nei momenti di maggiore turbolenza diceva in romanesco: “State boni se potete.” Un giorno un signore, infastidito dalle sue richieste di carità gli diede uno schiaffo. Lui di risposta: “Questo è per me e ve ne ringrazio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi.” Sosteneva che era possibile restaurare le Istituzioni umane con la santità e non al contrario restaurare la santità con le Istituzioni.
Innamorato dell’amore di Dio immolato sulla Croce per noi, esortava: “Non cercate mai di fuggire la Croce che Dio vi manda, perché di sicuro ne troverete un’altra maggiore.”
Così forte era la sua immedesimazione nei misteri divini, che spesso durante la celebrazione della santa Messa si sollevava da terra.
Quando a ottant’anni si ammalò, dispiaciuto, così si rivolgeva al Crocifisso: “Tu, Gesù, sulla Croce, e io in un letto pulito con tanta gente attorno che mi cura.”
Impersonò tanto la carità di Cristo da essere molto amato, ammirato e venerato dalla popolazione romana e da vari Papi.
Rifiutò il cardinalato per restare accanto agli ultimi come uno di loro.
Dopo morto i medici constatarono che il suo cuore aveva un volume molto più grande del normale, tanto che due costole si erano curvate e rotte per dargli spazio.
La sua memoria ricorre il 26 maggio.